Bisognerebbe affrontare il problema ancora irrisolto dell’immigrazione clandestina senza ipocrisie, in particolare con i Paesi di partenza dei barconi
Ancora una volta le cronache, quasi sorprese, raccontano di centinaia di persone arrivate sulle nostre coste con gommoni partiti dalla Libia o dalla Tunisia. Ma da anni, con l’arrivo della bella stagione, il Mediterraneo si trasforma in un’autostrada che conduce dritto in Italia. Nonostante le manifestazioni di intenti di tutti i Governi, la questione dell’immigrazione clandestina non è stata risolta e oggi ci troviamo a dibattere sempre degli stessi temi. La nuova ondata di migranti che sta arrivando sulle nostre coste in questi giorni è l’ennesima dimostrazione del fallimento delle politiche europee e italiane.
Ed è assurdo pensare che mentre gli italiani sono costretti al rispetto del coprifuoco a causa del Covid-19 lasciamo che sulle nostre coste arrivino centinaia di persone al giorno senza alcun controllo. Bisogna dire basta a questa ipocrisia. Le nostre città sono invase da clandestini che vagano senza alcun rispetto delle regole, non solo quelle legate alla pandemia, ma anche della legge stessa.
Gli ultimi sbarchi hanno portato centinaia di immigrati che, come altri prima di loro, a un certo punto finiranno in strada in mano alla malavita organizzata che li usa come manovalanza per lo spaccio di droga e non solo.
L’Italia non ha mezzi e strutture per integrarli in modo sicuro ed efficace, questo è noto da tempo. E l’incapacità di arginare il flusso migratorio crea ingiustizie e disparità tra immigrati. Coloro che sono arrivati in Italia in modo regolare e hanno faticato per ottenere un permesso di soggiorno, lavorando e non violando la legge, non vedono di buon occhio quelli che arrivano con i barconi. Come se non bastasse, anche nell’ultimo giro di sbarchi è arrivato un esercito di giovani uomini che andranno a rimpinguare le fila della criminalità. Così come le continue partenze da Libia e Tunisia contribuiscono ad arricchire terroristi, scafisti e jihadisti che con i soldi ottenuti per la traversata alimentano il circuito criminale di cui fanno parte.
È giunto il momento di dire basta all’ipocrisia e affrontare finalmente il problema con i Paesi di partenza dei barconi. In Tunisia, ad esempio, non c’è la guerra. Ma questo non è mai un ragionamento preso in considerazione dalle anime belle di certa sinistra, che continua a supportare le Ong e si oppone a misure più dure per fermare l’immigrazione clandestina.
A questo punto sarebbe utile conoscere la linea del ministro dell’Interno, di quello della Difesa e anche di quello degli Esteri, perché nelle acque libiche sparano contro i nostri pescatori, ma noi facciamo entrare i barconi che ci inviano senza battere ciglio.
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