“Il ritiro della Turchia dalla Convenzione di Istanbul è l’ennesimo atto autoritario. Il governo del presidente Erdogan è chiaramente in mano a esponenti dell’Islam conservatore e integralista. Addirittura, secondo l’Akp, il partito del sultano di Ankara, la Convenzione di Istanbul sarebbe contraria alle norme dell’Islam e incoraggerebbe il divorzio e l’omosessualità. Come se non bastasse, per Fiat Oktay, vicepresidente turco, solo ‘le nostre tradizioni e i nostri costumi’ potranno ‘elevare la dignità delle donne turche’. Dichiarazioni oltraggiose che respingiamo con forza”. Lo afferma Souad Sbai, ex parlamentare del centrodestra.

“Ci aspettiamo -aggiunge- che una dura condanna alla decisione della Turchia arrivi anche dalle femministe di casa nostra che spero abbiano il coraggio di stigmatizzare la decisione di Ankara. A questo punto, è il caso che tutti i Paesi firmatari della Convenzione di Istanbul decidano di abbandonarla per rifondare l’accordo per la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica in un luogo che sia davvero democratico”.

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