Acmid-Donna Onlus Ass. Donne Marocchine in Italia: la situazione delle donne vittime di violenza – Ogni tre giorni una donna viene uccisa in Italia, i femminicidi continuano a rappresentare un cancro sociale endemico. Nonostante l’entrata in vigore, nel 2019, del Codice Rosso, la piaga non accenna ad arginarsi in alcun modo.

Nel 2021 sono state uccise 118 donne, di cui 102 assassinate in ambito familiare/affettivo ed in particolare 70 per mano del partner o ex partner.

Dal report del Servizio analisi criminale della direzione centrale della Polizia criminale è emerso che il numero dei femminicidi è stabile rispetto allo scorso anno.

Il 66,7% degli uomini stranieri ha ucciso una donna straniera, la percentuale di vittime italiane uccise da un autore straniero sale in misura significativa. Tale situazione si verifica soprattutto nelle «coppie miste» costituite dal maschio straniero e dalla donna italiana, laddove le distanze culturali sembrano amplificare dinamiche di gelosia e possesso.

Il Numero verde (800682718) dedicato alle donne arabe vittime di violenza, all’interno del progetto “Mai più sola” dell’associazione Acmid-Donna Onlus nel periodo settembre 2020-settembre 2022 sono arrivate 6.210 richieste di aiuto: il 51,5% per violenze e maltrattamenti, il 12% per casi di poligamia, lo 0,7% per matrimoni forzati, l’8,6% per problemi legati all’affido dei figli minori. Nel periodo di lockdown i casi, sono aumentati del 67%. E questo è soltanto quello che viene denunciato, ma molti di più sono i casi che restano nascosti all’interno di comunità.

A questo poi vanno collegati altri fenomeni inquietanti, come la “scomparsa” di ragazze straniere dalla scuola il 56% non termina il ciclo di studi.

La violenza contro le donne è un fenomeno di difficile misurazione perché in larga parte sommerso. Molto spesso si tratta di violenze dentro la famiglia, più difficili da dichiarare e denunciare, situazioni in cui  la donna si sente sola a dover affrontare un dramma che, se denunciato alle forze dell’ordine, sconvolgerebbe anche gli equilibri di vita di altre persone a lei vicine.

Le indagini di vittimizzazione sulle donne risultano quindi fondamentali per avere un quadro più verosimile dell’entità del fenomeno e sono anche fonti insostituibili per comprenderne la dinamica.

L’Istat da lungo tempo è impegnato nella misurazione del fenomeno della violenza di genere contro le donne. La prima indagine interamente ed esplicitamente dedicata alla violenza sulle donne – denominata Indagine sulla sicurezza delle donne – è stata condotta dall’Istat nel 2006 (la seconda nel 2014), con il contributo finanziario del Ministero per le pari opportunità, grazie all’attiva collaborazione progettuale dei centri antiviolenza e anche con il supporto di alcune donne vittime di violenze.

Per la prima volta l’Istat ha potuto documentare quanto è diffusa la violenza fisica, sessuale e psicologica, chi ne sono gli autori, gravità, luogo, conseguenze, con approfondimenti sulla dinamica della violenza e sulla enorme quota di sommerso. Dati fondamentali ai fini delle politiche di prevenzione e contrasto della violenza di genere.

La violenza contro le donne e la violenza domestica continuano ad essere tra le violazioni dei diritti umani più diffuse al mondo. Colpiscono le donne di ogni estrazione sociale, indipendentemente dal contesto culturale, religioso, economico, sociale o geografico.

Secondo le Stime mondiali dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, una donna su tre in tutto il mondo è vittima di violenza di genere nel corso della propria vita.

Ogni giorno, molte donne nel nostro continente sono vittime di violenze psicologiche e fisiche, di molestie, di atti persecutori “stalking”, di stupro, sono mutilate, costrette al matrimonio dalla famiglia o sterilizzate contro la loro volontà.

Un’indagine condotta dall’Agenzia dell’Unione Europea per i Diritti Fondamentali ha mostrato che tra il 45% e il 55% delle donne e delle ragazze nell’Unione Europea dai 15 anni in su sono state vittime di molestie sessuali.

Le indagini nazionali rivelano inoltre che sono molto diffuse la violenza domestica, la violenza sessuale e altre forme di violenza sulle donne. La violenza di genere ha conseguenze devastanti per le vittime e per la società nel suo complesso. Riconoscere la portata e l’impatto di questo flagello è indispensabile se si vuole condurre efficacemente la lotta per porre fine alla violenza contro le donne e alla violenza domestica.

Le donne straniere, contrariamente alle italiane, subiscono soprattutto violenze (fisiche o sessuali) da partner o ex partner (20,4% contro 12,9% su una popolazione di 58 milioni in Italia) e meno da altri uomini (18,2% contro 25,3%). Le donne straniere che hanno subìto violenze da un ex partner sono il 27,9%( su un totale di  5.193.669 cittadini stranieri residenti in Italia), ma per il 46,6% di queste, la relazione è finita prima dell’arrivo in Italia.

Italiane  Straniere

Violenza fisica                   11,0       18,2

Violenza sessuale              5,5          9,1

Stupro o tentato stupro  2,2          4,2

Le vittime della violenza psicologica

La violenza psicologica è più diffusa tra le donne più giovani (35% per le 16-24enni rispetto ad una media del 26,5%) e tra le donne con titoli medio alti (29,9% per le diplomate e 27,1% per le laureate o con titolo di studio post-laurea). Presentano tassi più elevati anche le donne che vivono al Sud o nelle Isole, le donne in cattiva salute (35,3%) e con limitazioni nel condurre le attività quotidiane (31,4% se gravi, 33,6% non gravi).

Le straniere presentano percentuali di violenza psicologica più elevate delle italiane (34,5%), tra queste emergono le donne marocchine (50,9%), seguite da moldave, cinesi, rumene e ucraine. Le donne cinesi, in particolare, presentano tassi elevati (33,3%) contrariamente ai bassi tassi di violenza fisica o sessuale dal partner.

Le caratteristiche delle donne che subivano violenza psicologica dall’ex partner hanno un profilo analogo alle donne che la subiscono tuttora nella coppia. Emergono tra le straniere di più le donne marocchine e rumene.

Le vittime di stalking

Hanno subìto comportamenti persecutori durante o dopo la separazione il 21,6% delle donne che presentano limitazioni fisiche gravi (contro il 15,3% della media) e il 19,3% di quelle con limitazioni non gravi, il 19,8% delle donne che godono di cattiva salute (contro il 14,5% di chi sta bene) e il 18,4% delle donne affette da malattie croniche di lunga durata. Più alta l’incidenza anche tra chi ha un titolo di studio più basso (17%) e abita al Sud (17,4%). Al contrario, a livello di ripartizione, il dato più basso emerge per le Isole (13,4%) e il Centro Italia (13,7%).

Sono il 19,9% le donne straniere che subiscono stalking da un ex partner, contro il 14,8% delle italiane. Il picco più alto si registra tra le donne albanesi (21,3%), moldave (20,3%), cinesi (18,3%) e rumene (18,2%).

Le donne vittimizzate da persone diverse dai partner mostrano invece un profilo parzialmente diverso: sono più giovani, risiedono al Nord Est e al Nord Ovest, sono più spesso italiane, hanno un basso titolo di studio, problemi di salute e sono esposte a un rischio maggiore.

La violenza psicologica ed economica

Oltre alla violenza fisica o sessuale le donne con un partner subiscono anche violenza psicologica ed economica, cioè comportamenti di umiliazione, svalorizzazione, controllo ed intimidazione, nonché di privazione o limitazione nell’accesso alle proprie disponibilità economiche o della famiglia.

Secondo l’ISTAT, nel primo trimestre 2022, oltre il 61,4% delle vittime dichiara che le violenze vengono subite da anni, dato in aumento sia rispetto al trimestre precedente (56,7%) sia al rispettivo trimestre del 2021 (53,7%).

A partire dal III trimestre nel 2020 sono aumentate le richieste di aiuto di vittime che hanno subito pochi o un’ episodio di violenza (13,3%, contro il 6% dei trimestri precedenti). Il dato è poi leggermente diminuito dal 2021 per attestarsi al 10.5% del I trimestre 2022.

Il 1522 è il numero di pubblica utilità messo a disposizione dal Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, per sostenere e aiutare le vittime di violenza di genere e stalking, in linea con quanto definito all’interno della Convenzione di Istanbul.

Esso è gratuito, garantisce l’anonimato e copre diverse forme di violenza per 24 ore al giorno e in quattro lingue diverse oltre l’italiano (inglese, francese, arabo e spagnolo).

Il servizio 1522 continua a svolgere un’importante funzione di snodo a livello territoriale tra i servizi a supporto di coloro che vi si rivolgono: in aumento la percentuale delle vittime che nel primo trimestre 2022 è stata indirizzata verso un servizio territoriale (74,6%) e di queste il 93,8% (pari a 2.076 vittime) è stata inviata ad un Centro antiviolenza.

Vittime che non denunciano

Nell’anno 2021 sono state più di 11 mila

Vittime che denunciano

Nell’anno 2021 sono state più di 2 mila

Vittime che denunciano e poi ritirano la denuncia

Nell’anno 2021 sono state circa 400

Luogo dell’atto violento: la propria casa almeno per il 90% delle vittime

Nel 2021 circa 3 mila vittime di violenza hanno dichiarato di aver paura o timore per la propria incolumità, di provare ansia, prova un grave stato di soggezione, si sentono molestate ma non hanno timore di pericolo imminente, prova fastidio, hanno paura di morte, hanno paura per l’incolumità dei propri cari.

Le donne che hanno denunciato ripetuti episodi di violenza da anni sono state circa 8 mila

Nel 2021 le donne che hanno denunciato atti di violenza sono state circa 16 mila

Gli uomini che hanno denunciato atti di violenza sono stati poco più di 500 unità.

Le maggiori regioni interessate nel 2021 per denuncia sono: lombardia, lazio, emilia romagna, veneto, campania, sicilia, puglia, toscana.

Secondo le dichiarazioni delle vittime di violenza, le modalità di conoscenza del numero verde è avvenuto tramite internet, tv, da parenti o amici e infine tramite la stampa.

Gli utenti che hanno contattato il numero verde 1522 nell’anno 2021 sono state circa 36 mila, di questi utenti circa 16 mila sono vittime di violenza.

Richiesta di aiuto al 1522 direttamente dalle vittima di violenza nel 2021 sono state circa 12 mila.

Convenzione di Istanbul

Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica

Conclusa a Istanbul l’11 maggio 2011

Approvata dall’Assemblea federale il 16 giugno 2017

Strumento di ratifica depositato dalla Svizzera il 14 dicembre 2017

Entrata in vigore per la Svizzera il 1° aprile 2018 Di seguito descriviamo i primi 6 articoli degli 81 scritti nella Convenzione

La presente Convenzione ha l’obiettivo di:

  1. proteggere le donne da ogni forma di violenza e prevenire, perseguire ed eliminare la violenza contro le donne e la violenza domestica;
  2. contribuire a eliminare ogni forma di discriminazione contro le donne e promuovere la concreta parità tra i sessi, ivi compreso rafforzando l’autonomia e l’autodeterminazione delle donne;
  3. predisporre un quadro globale, politiche e misure di protezione e di assistenza a favore di tutte le vittime di violenza contro le donne e di violenza domestica;
  4. promuovere la cooperazione internazionale al fine di eliminare la violenza contro le donne e la violenza domestica;
  5. sostenere e assistere le organizzazioni e autorità incaricate dell’applicazione della legge in modo che possano collaborare efficacemente, al fine di adottare un approccio integrato per l’eliminazione della violenza contro le donne e la violenza domestica.

La presente Convenzione si applica a tutte le forme di violenza contro le donne, compresa la violenza domestica, che colpisce le donne in modo sproporzionato.

2 Le Parti contraenti sono incoraggiate ad applicare le disposizioni della presente Convenzione a tutte le vittime di violenza domestica. Nell’applicazione delle disposizioni della presente Convenzione, le Parti presteranno particolare attenzione alla protezione delle donne vittime di violenza di genere.

3 La presente Convenzione si applica in tempo di pace e nelle situazioni di conflitto armato.

La definizione della presente Convenzione:

con l’espressione «violenza nei confronti delle donne» si intende designare una violazione dei diritti dell’uomo e una forma di discriminazione contro le donne, comprendente tutti gli atti di violenza fondati sul genere che provocano o sono suscettibili di provocare danni o sofferenze di natura fisica, sessuale, psicologica o economica, comprese le minacce di compiere tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, sia nella vita pubblica, che nella vita privata;

  1. l’espressione «violenza domestica» designa tutti gli atti di violenza fisica, sessuale, psicologica o economica che si verificano all’interno della famiglia o del nucleo familiare o tra attuali o precedenti coniugi o partner, indipendentemente dal fatto che l’autore di tali atti condivida o abbia condiviso la stessa residenza con la vittima;
  2. con il termine «genere» ci si riferisce a ruoli, comportamenti, attività e attributi socialmente costruiti che una determinata società considera appropriati per donne e uomini;
  3. l’espressione «violenza contro le donne basata sul genere» designa qualsiasi violenza diretta contro una donna in quanto tale, o che colpisce le donne in modo sproporzionato;
  4. per «vittima» si intende qualsiasi persona fisica che subisce gli atti o i comportamenti di cui alle lettere a e b;
  5. con il termine «donne» sono da intendersi anche le ragazze di meno di 18 anni.

Per quanto riguarda i diritti fondamentali, uguaglianza e non discriminazione

1 Le Parti adottano le misure legislative e di altro tipo necessarie per promuovere e tutelare il diritto di tutti gli individui, e segnatamente delle donne, di vivere liberi dalla violenza, sia nella vita pubblica che privata.

2 Le Parti condannano ogni forma di discriminazione nei confronti delle donne e adottano senza indugio le misure legislative e di altro tipo necessarie per prevenirla, in particolare:

– inserendo nelle loro costituzioni nazionali o in qualsiasi altra disposizione legislativa appropriata il principio della parità tra i sessi e garantendo l’effettiva applicazione di tale principio;

– vietando la discriminazione nei confronti delle donne, ivi compreso procedendo, se del caso, all’applicazione di sanzioni;

– abrogando le leggi e le pratiche che discriminano le donne.

3 L’attuazione delle disposizioni della presente Convenzione da parte delle Parti contraenti, in particolare le misure destinate a tutelare i diritti delle vittime, deve essere

garantita senza alcuna discriminazione fondata sul sesso, sul genere, sulla razza, sul colore, sulla lingua, sulla religione, sulle opinioni politiche o di qualsiasi altro tipo, sull’origine nazionale o sociale, sull’appartenenza a una minoranza nazionale, sul censo, sulla nascita, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere, sull’età, sulle condizioni di salute, sulla disabilità, sullo status matrimoniale, sullo status di migrante o di rifugiato o su qualunque altra condizione.

4 Le misure specifiche necessarie per prevenire la violenza e proteggere le donne contro la violenza di genere non saranno considerate discriminatorie ai sensi della presente Convenzione.

Quali sono gli obblighi degli Stati e dovuta diligenza

1 Gli Stati si astengono da qualsiasi atto che costituisca una violenza nei confronti delle donne e garantiscono che le autorità, i funzionari, i rappresentanti statali, le istituzioni e ogni altro soggetto pubblico che agisca in nome dello Stato si comportino in conformità con tale obbligo.

2 Le Parti adottano le misure legislative e di altro tipo necessarie per esercitare la debita diligenza nel prevenire, indagare, punire i responsabili e risarcire le vittime di atti di violenza commessi da soggetti non statali che rientrano nel campo di applicazione della presente Convenzione.

Per quanto riguarda le politiche sensibili al genere

Le Parti si impegnano a inserire una prospettiva di genere nell’applicazione e nella valutazione dell’impatto delle disposizioni della presente Convenzione e a promuovere e attuare politiche efficaci volte a favorire la parità tra le donne e gli uomini e l’emancipazione e l’autodeterminazione delle donne.

DAI DATI DEL VIMINALE DAL 1 GENNAIO AL 6 NOVEMBRE 2022

Sono stati registrati 94 omicidi di donne, di cui 82 uccise in ambito familiare/affettivo; di queste, 48 hanno trovato la morte per mano del partner/ex partner.

Redazione

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