IL SILENZIO DEI DISSIDENTI: CONDANNATO BOUALEM SANSAL
Arrivata la sentenza per lo scrittore franco algerino Boualem Sansal, in carcere da 129 giorni per aver criticato il regime algerino. Sansal, 75 anni, malato di cancro è in carcere ad Algeri dal 16 novembre 2024 e ha iniziato uno sciopero della fame il 17 febbraio 2025, quindi, qualunque sia la sua opinione, il posto dello scrittore non è in prigione. Il verdetto finale di questa mattina lo ha condannato a 5 anni di carcere e al pagamento di una multa di un milione di dinari (circa 7.000 euro) dal tribunale penale di Dar El Beida ad Algeri. Molti lettori in tutto il mondo apprezzano con interesse i libri di Boualem Sansal, citando Il giuramento dei barbari, che ha vinto il premio per il romanzo d’esordio, 2084: La fine del mondo, che ha vinto il Grand Prix du Roman de l’Académie Française, e Lettere di amicizia, rispetto e monito ai popoli e alle nazioni della Terra.
La situazione in Algeria riguardo alla libertà di espressione e alla possibilità di manifestare è complessa e preoccupante. Negli ultimi anni, ci sono stati diversi segnali di repressione nei confronti di attivisti, giornalisti e cittadini che cercano di esprimere le proprie opinioni o di protestare contro il governo. Le restrizioni sulle manifestazioni pubbliche e un clima di paura hanno portato molti a sentirsi impotenti e a rinunciare a far sentire la propria voce. Le autorità algerine hanno spesso giustificato queste misure come necessarie per mantenere l’ordine pubblico, ma molti critici sostengono che si tratti di una violazione dei diritti umani fondamentali. In questo contesto, molti cittadini possono sentirsi scoraggiati nel partecipare attivamente alla vita politica o sociale del Paese. Un caso emblematico che sottolinea la gravità della repressione è proprio quello di Boualem Sansal, con la solidarietà da parte di organizzazioni per i diritti umani e di colleghi scrittori, che vedono in essa un chiaro tentativo di silenziare una voce dissenziente.
La pena detentiva di Sansal non è solo una questione personale, ma rappresenta una battaglia più ampia per la libertà di espressione in Algeria. Molti altri attivisti e giornalisti si trovano in situazioni simili, affrontando intimidazioni, arresti o condanne per aver osato criticare il governo o per aver cercato di portare alla luce le ingiustizie sociali ed economiche che affliggono il Paese. Questo clima di repressione ha un effetto paralizzante sulla società civile, incoraggiando l’autocensura e limitando la partecipazione attiva dei cittadini. D’altra parte, esiste anche un’altra faccia dell’Algeria, quella di una società civile resiliente e determinata. Nonostante le avversità, ci sono gruppi e iniziative che continuano a lottare per i diritti umani, la libertà di espressione e la giustizia sociale. Gli algerini stanno cercando di trovare modi alternativi per far sentire le loro voci, utilizzando le piattaforme digitali e le reti sociali per condividere le loro esperienze e promuovere il cambiamento. Le manifestazioni del movimento Hirak, che ha preso piede nel 2019, hanno dimostrato che esiste un forte desiderio di cambiamento tra le nuove generazioni, anche se le autorità hanno soffocato queste agitazioni.
Tuttavia, il futuro della libertà di espressione in Algeria rimane incerto. Le misure repressive adottate dal governo indicano una mancanza di volontà di dialogare con i cittadini e di affrontare le loro legittime preoccupazioni. La situazione di Boualem Sansal e di altri attivisti rappresenta una sfida cruciale non solo per l’Algeria, ma anche per la comunità internazionale, che deve continuare a sostenere le voci di chi lotta per la democrazia e i diritti umani in contesti difficili e repressivi. La lotta per la libertà di espressione in Algeria è quindi una questione che richiede attenzione e solidarietà globale, affinché si possa sperare in un futuro in cui ogni cittadino possa esercitare liberamente il proprio diritto di parola e di partecipazione.