In passato Souad Sbai, esperta giornalista, impegnata in ambito politico in Italia, nonché docente di università, ha scritto molti libri sul cosiddetto “Terrorismo arabo”. Molti suoi articoli sono stati pubblicati su riviste importanti, in Italia e all’estero. Sempre distante dal “politicamente corretto” e molto obbiettiva nelle sue idee ha tirato a sé molti lettori, compreso lo scrivente, anche dopo la pubblicazione del suo libro intitolato l’ ISIS dietro il palcoscenico dell’orrore.
Cercherò in questa sede di toccare gli argomenti che mi hanno particolarmente dilettato, ignorando altri volutamente in modo da non togliere al lettore il gusto della lettura.
In quest’opera Souad Sbai espone in maniera nitida e persuasiva tutte le incongruenze dei messaggi del Califfato tramite i mass media “pilotati”.
Nelle prime venti pagine viene analizzato l’interesse di alcune autorità occidentali verso la Siria e ciò viene giustificato dal desiderio, soprattutto da parte del duo Obama-Clinton, di capovolgere il potere dell’odiato Assad nel suo territorio. Anche i consueti cobelligeranti paesi stranieri in medio oriente sono naturalmente d’accordo con gli americani, pur avendo una forma di governo decisamente tirannica. In tali territori per lievi illeciti si può rischiare di morire, ma i “messaggeri di pace” dell’occidente in questo caso sembrano non accorgersene.
Proseguendo la lettura l’ autrice chiarisce, con esuberanza di riferimenti, come una normale protesta del popolo della Siria nei confronti dello spietato Assad, sia stata trasformata da agenti stranieri di pace in tumulti estremamente violenti.
Di come i servizi segreti dell’occidente abbiano preparato i ribelli siriani (in veritas nella maggior parte provenienti da paesi musulmani) in basi americane sul confine turco-siriano ed in Giordania non è dato sapere. Tuttavia, le conseguenze sono certe, ovverosia che quasi tutti i ribelli addestrati sono confluiti nell’ISIS, con la conseguenza che il mondo occidentale sta continuando ad armare la “nuova creatura”.
Un primo mezzo per alimentare la crescita della “nuova creatura” è l’informazione: infatti, la divulgazione di notizie è sostanziale per la conservazione dell’ISIS, sia come organizzazione che come ideale per nutrire quella profondità militare digitale. È un procedimento pregiato con il quale imporre con vigore la remissività nei vari Stati ed un’arma forte con cui affermare la propria supremazia sediziosa nei territori avversi. Di fatto risulta che le armi dei media utilizzati dall’ISIS sono più efficaci delle armi militari impiegate: colpiscono il nemico con “bombe speciali” al fine di spezzare il morale dell’avversario. Giova precisare che le parole “bombe speciali” , come specificato dall’autrice, non devono essere percepite e pensate nel senso letterale del termine, bensì come pura operazione mediatica. Innalzando tali iniziative alla stregua di una detonazione se ne consacra l’efficacia e l’attivismo.
Per me apprendere come siano state divulgate le notizie dell’ ISIS in occidente è stato un soddisfacente avvenimento: non ero a conoscenza, infatti, che ogni sistema mediatico dell’occidente, di conseguenza anche quello italiano, avesse come un’unica fonte il SITE: risulta, invero, che ogni singolo comunicato, diretto o indiretto, compresa ogni singola manifestazione di guerra (di frequente con allestimenti scenici dallo stile hollywoodiano) sia arrivato esclusivamente dal SITE.
Mi pare doveroso, a questo punto, soffermarmi sulla domanda posta dall’autrice:
chi ha generato il SITE ?
Secondo Souad Sbai il SITE è un’opera della sig.ra israeliana Katz Rita (analista; laureata in Studi Mediorientali) e seguendo la vita professionale di Katz non è difficile giungere a tale conclusione, peraltro pienamente condivisa dallo scrivente. Quest’ultima, che parla perfettamente le quattro lingue semitiche, ha il compito principale di tradurre i messaggi degli uomini di potere del califfato. Grazie a lei il mondo ha potuto conoscere e vedere i filmati afferenti molte esecuzioni cruente compiute dagli uomini dell’ISIS. Interessante a tal proposito è stato constatare che tra i mass media che si appoggiano al SITE ci sono anche “The Washington Post”, la CNN, la BBC, oltre a toccare alcuni media made in Italy.
Proseguendo nella lettura, l’autrice ricorda il sangue versato dagli italiani durante la feroce battaglia contro l’ISIS.
In particolare ben 27 sono gli italiani morti (al momento della pubblicazione del libro) per contrastare l’egemonia del mondo occidentale. Si richiama a tal riguardo la strage di Bardo nel territorio tunisino fino alla strage della Rambla a Barcellona. In tale occasione i terroristi avevano ucciso anche cittadini innocenti (padri di famiglia, bambini ecc), puniti perché semplicemente rappresentavano l’equilibrio geopolitico euro americano !
Con queste pagine, ricche di puro orrore, si riaprono vecchie ferite che non si rimargineranno mai, pagine che sono entrate prepotentemente nella nostra storia e caratterizzate da stragi, azioni estremistiche che hanno inevitabilmente segnato i nostri ricordi negli ultimi tempi. L’autrice, altresì, non tarda a sottolineare la strage avvenuta al museo nazionale di Tunesi (museo del Bardo) : infatti nel 2015 vennero uccisi 4 italiani (Giuseppina Biella, Antonella Sesino, Orazio Conte e Francesco Caldara) oltre a 22 persone del luogo. Sempre in tale anno a Bangladesh, nel quartiere diplomatico di Dacca, venne trucidato il cooperante Cesare Tavella. Tale atto atroce poi venne rivendicato dall’Isis. Le stragi di innocenti continuano: nello stesso anno nel teatro Bataclan di Parigi, per esempio, Valeria Solesin e il suo fidanzato vennero barbaramente uccisi a causa della guerriglia terrorista durante un concerto di una band americana (Eagles of Death Metal). In quella occasione furono gli unici italiani uccisi nella feroce mattanza jihadista. A conti fatti vennero uccisi anche 130 persone straniere e feriti gravemente 468 persone. Seguono altre pagine afferenti le ulteriori stragi compiute dall’ISIS.
Nella parte finale del libro l’autrice espone, con competenza, i possibili rimedi per contrastare l’ISIS: il primo rimedio sarebbe quello di paralizzare in modo aggressivo ed incisivo il traffico di armi e, nello stesso tempo, provocare un’interruzione ad ogni accredito straniero, escludendo ogni interesse peculiare, partendo in particolare da Hassad che ha generato uno classe sociale senza debiti (impossibile a credere, ma vero).
In secondo luogo sarebbe conveniente percuotere le fonti di sovvenzione e le società di autofinanziamento che si sono sviluppate primariamente nel territorio della Siria e al nord dell’Iraq. Souad Sbai ha stimato che il commercio illegale dei bidoni di petrolio produrrebbe al giorno circa 3 milioni di euro al giorno. Un’altra differente fonte di ricavi è il mercato delle opere artistiche di cui la Siria è facoltosa (sempre in nero). Non è da sottovalutare anche il commercio del petrolio presso la seconda città irachena (cioè Mosul), in mano attualmente al califfato. E’ quindi doveroso a tale riguardo che si dia priorità alla forza militare affinché si possa eliminare tali commerci illeciti, liberando contestualmente i cittadini dalla tirannia. Quindi rendere libero Mosul per riappropriarsi delle fonti di finanziamento e di ogni altra fonte di ricchezza deve avere una priorità indiscussa perché, senza più possibilità di mantenimento economico il califfato islamico collasserà.
Per quanto concerne il mercato illecito delle armi, la questione è (naturalmente) più articolata. Armi costruite in Pakistan o in Afghanistan, realizzate in copia a regola d’arte hanno un prezzo basso, ma scommetto che le potenti società multinazionali di tutto il mondo stiano ancora facendo una speculazione senza precedenti. Pertanto anche in questo caso , sottolinea la scrittrice, sarà d’obbligo eliminare tali fonti di finanziamento, interrompendo quindi il getto di armamenti per ottenere una sicura vittoria bellica.
La scrittrice, rammaricata, sottolinea come gli Stati Uniti d’America e la Russia non vogliono conseguire una concreta discussione con la Siria, favorendo inevitabilmente lo sviluppo dello Stato islamico.
Forse le due potenze hanno qualche interesse a non trovare un’immediata soluzione ?
Souad Sbai tenta una risposta (una risposta che considero più che valida): l’America e la Russia non vogliono sterminare ora l’ISIS poiché vogliono garantirsi un’alleanza con la Siria. Distruggere l’ISIS ora significherebbe in poche parole liberare Bashar al-Assad dal suo vero rivale, sostenendolo a consolidare il proprio potere. Pertanto, in mancanza di un controllo sulla Siria, America e Russia non si impegnano a sterminare il vero nemico. Si è creato così un “sistema logico immobilizzante” che al momento, secondo Souad Sbai, sta facendo discutere tutti e sta creando seri problemi per la nostra incolumità. Se persiste questa “instabilità decisionale”, dice l’autrice, persisterà anche l’ISIS, che piaccia o meno.

COMMENTO PERSONALE FINALE
Un libro attraente capace di mescolare alla fluidità del componimento narrativo la crudeltà di fatti tangibilmente successi ed il senso di repulsione per i comportamenti dei guerriglieri dell’ISIS. La scrittrice, così ben integrata da far sembrare il libro come redatto ad una sola voce, rispolvera episodi che sconvolgono il nostro Paese, vuoi per i retroscena agghiaccianti e vuoi per quella follia che li nasconde. Il libro si basa, come è facile intuire, su vicende comprovate ed esegue una pertinente ricomposizione degli eventi o almeno di quel che, in quel determinato contesto storico, si riuscì a capire dell’accaduto, per quanto molti aspetti rimangono ancora misteriosi e sotto certi aspetti poco illuminati. In sostanza, l’opera richiamata è, a mio avviso, una specie di specola che mi ha consentito di smembrare, di scoperchiare e di esaminare la realtà dell’ISIS e dell’islamismo, sotto ogni aspetto (economico fino a quello politico), senza oltrepassare gli stretti nessi logici fra una guerra e l’altra e senza perdere l’equilibrio in conclusioni accelerate e poco concludenti. Qualunque sia il nostro futuro, spero che non succeda mai di dover scegliere il meno peggio, come sembra accadere attualmente in Siria. Di sicuro non dobbiamo precipitare nel piano mefistofelico organizzato dagli integralisti che tende volutamente ad aumentare terrore, ostilità, discriminazione ed estremismo religioso tra i Paesi d’Oriente e quelli d’Occidente, minando le basi della civilizzazione e della sovranità popolare ed i principi di coesistenza tra i popoli. Spetta quindi agli Stai più potenti del mondo ribellarsi in maniera decisa contro i rivoluzionari, per mettere fine a una pagina tenebrosa della storia dell’umanità, senza l’utilizzo del “ se e senza un forse”. ciao.it
A noi , invece, resta una cosa sola da fare in questo panorama caotico e frastagliato, ovverosia quella di continuare a riflettere, ad ultimare analogie e collegamenti fra situazioni e persone, fra ideali ed oggettività consistente. Solo pensando e soprattutto non avendo paura di cosa possiamo trovarci a dover sviscerare potremo dire, in futuro, di non aver ceduto , assieme alla sovranità rubata , anche la nostra libertà personale.

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